Benessere

Shiatsu: l’arte del cuore

Il trattamento segue tre fasi ben distinte: ingresso, stasi, uscita.

Si sente spesso parlare di massaggi shiatsu, che vengono talvolta associati a delle piacevoli coccole condite con oli profumati cui dedicarsi dietro tende oscuranti di centri orientali di dubbia frequentazione o ancor più sorprendentemente all’effetto vibrante di poltrone all’avanguardia.

È bene sin da subito precisare che, per quanto la tecnologia abbia ad oggi potuto sostituirsi alla manodopera umana, fino a quando le macchine non avranno un cuore, lo shiatsu non potrà essere sostituito da queste ultime. Inoltre, affiancare il termine massaggio al termine shiatsu non è corretto, non perché il termine massaggio sia svilente, ma semplicemente perché si parla di arti differenti. Quando si parla di shiatsu, si parla di trattamento e si fa riferimento ad una tecnica di origine giapponese in cui interagiscono due sistemi energetici: l’Operatore (colui che mette in pratica la tecnica/arte) ed il Ricevente (colui che si presta a ricevere la tecnica tramite il proprio sistema energetico, ovvero il proprio corpo). L’Operatore utilizza come strumenti della tecnica parti del proprio corpo (mani, dita, gomito etc.) per effettuare delle pressioni sul corpo del Ricevente, seguendo una logica coerente di lavoro che si muove con lo scopo di permettere una migliore circolazione dell’energia vitale che scorre in ognuno di noi.

È nella comprensione della differenza tra trattamento shiatsu e massaggio che si coglie l’essenza dello shiatsu, a mio parere. Quando, infatti, pratichiamo un massaggio su una persona, le nostre mani sono in continuo movimento e talvolta vengono facilitate nel proprio lavoro da essenze, creme, oli profumati. Lo shiatsu, invece, nel momento in cui viene realizzato, qualunque sia lo strumento utilizzato dall’Operatore, segue tre fasi ben distinte: ingresso, stasi, uscita.

Il momento dell’ingresso è quello in cui l’Operatore inizia ad effettuare la pressione su un’area del corpo del Ricevente, arrivando a stabilire con rispettosa gradualità un pieno contatto con il Ricevente, mentre l’uscita è il momento in cui il Ricevente lascia l’area di contatto avendo cura che ciò avvenga delicatamente, affinché il Ricevente non si senta bruscamente abbandonato.

Il momento della stasi è il momento in cui avviene lo shiatsu: questo è il momento in cui l’Operatore entra in pieno contatto con il Ricevente e lì vi rimane, fino a percepirne la cosiddetta risposta. L’Operatore qui è solo in ascolto: percepisce la condizione energetica dell’area che sta contattando, ma anche se stesso e le reazioni derivanti da tale contatto, avendo cura, in quegli atti respiratori (che scandiscono il tempo della pratica), di discernere quale è la condizione del Ricevente e quale è la propria reazione davanti a quella specifica condizione energetica con cui è entrato in contatto. Perché è inevitabile, come in qualsiasi disciplina in cui due sistemi energetici interagiscono, che il nostro sistema non dia feedback immediati alla reazione con l’altro: l’addestramento alla consapevolezza è ciò che affina la percezione dell’altro ed allo stesso tempo la percezione del sé.

Ma come percepiamo?

Non vi scriverò la risposta, ma vi suggerirò di farne esperienza. Siete innamorati? Bene. Avvicinatevi alla persona amata, chiudete gli occhi, prima di baciarvi ponete il vostro palmo della mano sul cuore dell’altro, senza parlare, respirate profondamente 2 o 3 volte e nel silenzio concentrate la vostra attenzione sul palmo della mano poggiata sul cuore dell’altro. Ora sapete di cosa sto parlando.

Ci sono diversi modi di ascoltare: a scuola ci hanno sempre insegnato a farlo con le orecchie e con la mente, lo shiatsu insegna a farlo con il cuore.

Lorella Da Campo

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